Justine Romano e #laBag al MammacheBlog Creativo 2015
Justine Romano è la Funky Mama bassa, perennemente spettinata e con la manicure distrutta dal progetto DIY del giorno. Mamma di Leone e Lilou, compagna del Vichingo, vivono con una pelosa ladra di cibo di nome Gaia. Mille sono i viaggi che vorrebbe fare, tre i tatuaggi da prenotare, infiniti i sogni da realizzare. Online dal 2009 con lefunkymamas.com, ha aperto un eshop nell’ottobre 2015.
Sarà al MammacheBlog Creativo, sabato 28 novembre alle ore 15.00, per partecipare al panel Creare un brand, dove ci racconterà come è arrivata a ideare e registrare un proprio marchio per produrre le borse che da sempre ha in mente (oltre che in mano). Le abbiamo chiesto di darci qualche anticipazione sul suo intervento…
Justine, come è nata per te l’idea di produrre un manufatto, ovvero la tua borsa #laBag e le pochette #zzimiei, facendo il salto da crafter a “imprenditrice”?
Non sono mai stata propriamente una crafter, mi piacerebbe ma non sono così brava a fare. Di crafter vere ne parlo sul blog dal 2009, sono artigiane che hanno un dono nelle mani che io non ho. Piuttosto, mi sono venute delle idee e inizialmente le ho realizzate a mano, le ho regalate alle amiche, ne ho anche vendute alcune durante mercatini o sul mio negozio Etsy, che non ho più, ma ho presto capito che non era la mia vocazione. Appena ne ho dovute produrre in serie, infatti, sono andata in crisi, sentivo che il prodotto non era perfetto, non era come lo volevo io e non ero organizzata.
Le pochette …zzimiei e la borsa passeggino che vendo ora sull’eshop sono quello che allora immaginavo, ma per poterle vedere realizzate esattamente come le avevo ideate mi sono dovuta rivolgere ad artigiani professionisti. Anche la ricerca dei materiali sarebbe stata più lunga senza di loro.
Quando nasce un nuovo prodotto si scatenano ispirazione, creatività, comunicazione… poi arriva la burocrazia: come gestire il momento di gelo inevitabile in questo incontro?
Io davvero non lo so come si fa. Credo di avere un talento, se così si può chiamare, che può apparire più poetico che professionale: ho fiuto per le persone. Poche volte mi è andata male, è successo, ma anche sbagliando nell’affidarmi ne ho tratto insegnamenti importantissimi lavorativamente parlando. Quindi non è poi vero che ho sbagliato, forse era solo un passaggio obbligato per acquisire alcuni strumenti.
Questo per dire che per tutta la parte burocratica mi sono fatta aiutare, mi sono rivolta a una commercialista che ha capito che genere di cliente sono: non capisco al volo numeri e percentuali. Ci vuole pazienza e metodo per farmi capire tutto.
Un commercialista che non mi fa capire, non è il commercialista che fa per me. Così per lo studio legale che ha depositato i marchi e per chi si è occupato delle condizioni di vendita.
Posso solo dare un consiglio: non fermarsi al primo professionista se non ci si sente sicuri, la burocrazia parla difficile e non c’è nulla di male ad ammettere che suona austroungarico. Credo che quando si decide di mettere su un’impresa, anche pensando ad un futuro roseo nel quale si potrà delegare e stipendiare altri per fare quello che non si sa fare, si debba comunque capire tutto. Quindi per me la cosa più importante è stato trovare traduttori della burocrazia.
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