Susanna Tamaro presenta “Salta, Bart!”
La seconda edizione del MammacheBlog Creativo, sabato 29 novembre ore 9.30, si aprirà con una colazione speciale, in cui Susanna Tamaro presenterà il romanzo per ragazzi “Salta Bart!” (Giunti Editore) appena uscito in libreria. Nata a Trieste nel 1957, conosciuta e amata in tutto il mondo, la nota scrittrice ha pubblicato romanzi di grandissimo successo di pubblico, come Va’ dove ti porta il cuore (1994), e si è dedicata anche alla letteratura per bambini.
Protagonista della sua ultima pubblicazione è Bart, un ragazzino di 10 anni che vive in un futuro forse non troppo remoto, in cui la tecnologia scandisce ogni fase della sua giornata. È sempre da solo (i genitori, lontani per lavoro, gli parlano attraverso un monitor) e le sue i giornate sono sempre uguali, scandite dall’avvicendarsi di impegni fissi. A salvarlo arrivano fortunatamente il saggio Maestro Lu e una pollastrella di batteria sfuggita a un tragico destino, Zoe. Inizia così per Bart un viaggio di formazione e per i lettori una riflessione sulle distorsioni che tecnologia e consumismo imprimono alla nostra società.
Ecco come l’autrice ci parla del suo ultimo romanzo, dando spazio a riflessioni sul suo personale rapporto con la tecnologia…
Da quali osservazioni del mondo contemporaneo nasce il romanzo Salta, Bart!?
Nasce dall’osservazione di ciò che l’irrompere della tecnologia, negli ultimi vent’anni, ha prodotto nel mondo delle relazioni umane. In modo impercettibile, e con un sorriso bonario sulle labbra, ha conquistato ogni spazio del nostro esistere: dalle relazioni personali fino all’utilizzo delle abilità.
Per ogni cosa che richieda uno sforzo, abbiamo ormai un’App che ci evita di farlo.
Nessuno si ferma a riflettere se l’essere sollevati da questa anche minima fatica sia un bene o sia un male.
Ormai abbiamo App che ci dicono anche se abbiamo dormito bene, come se in fondo vivessimo totalmente estranei al nostro corpo. Non siamo forse capaci di capire da soli se abbiamo dormito bene?
I bambini sono le vittime sacrificali di questo mondo che crea solo illusoriamente delle abilità, mentre li lascia inermi in un mondo di solitudine affettiva.
Tutte le relazioni personali sono ormai minate da questo terzo incomodo.
Se da un lato, sicuramente, questi media aiutano la comunicazione, dall’altro hanno una valenza coercitiva e di controllo che non va sottovalutata.
Il mondo dove vive Bart, all’inizio della storia, è appunto questo.
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Qual è il tuo modo di vivere la tecnologia nel quotidiano?
Con estrema parsimonia. Possiedo uno smartphone e anche un tablet. Quando sono a casa, lo smartphone è sempre chiuso, mentre navigo per un’oretta al giorno con il tablet, per leggere i giornali e per cercare qualche notizia che mi serve.
Non amo rispondere alle mail e lo faccio sempre con un certo ritardo.
Non mi piace infatti essere prigioniera di un tempo scandito da altri, perché questa frantumazione è l’esatto contrario del pensiero creativo, e della concentrazione in genere.
Nel libro è contenuto un messaggio anche per i genitori?
Direi, soprattutto per i genitori.
I bambini subiscono passivamente l’esposizione a questo eterno paese dei balocchi.
I genitori invece dovrebbero acquisire maggiore consapevolezza, proteggendo i figli il più possibile dalla eterna connessione mediatica.
Si danno i tablet ai bambini piccoli, senza pensare alle forti radiazioni che emanano. I produttori di tablet si guardano bene dal dirlo. Contrariamente da quanto la vulgata ci vuole far credere, dare ai bambini questi mezzi non li fa progredire, bensì regredire, perché inibisce moltissime funzioni del cervello, e, inoltre, li proietta in una prospettiva piuttosto deleteria: l’idea che basti premere un pulsante per ottenere immediatamente e senza sforzo quello che si desidera è un pessimo messaggio educativo. Non stupiamoci poi se gli adolescenti compiono atti terribili quando si trovano davanti a problemi che non sono in grado di affrontare. La tecnologia è un meraviglioso servitore alle nostre dipendenze, non dobbiamo essere noi servitori alle sue.